Circa un quarto della popolazione soffre di allergie di
primavera, e i numeri, stando alle ultime ricerche, sono in costante aumento,
specie nei Paesi occidentali e industrializzati.
Tra le allergie primaverili più comuni è da menzionare
quella polline, che si manifesta principalmente con sintomi che colpiscono naso
e occhi oppure ancora rinite allergica stagionale e congiuntivite allergica
stagionale.
Quando i suddetti sintomi si manifestano contemporaneamente
si parla più precisamente di “rinocongiuntivite” o di “oculorinite allergica
stagionale”.
In questo articolo puoi scoprire qual è, nel dettaglio, la
sintomatologia che caratterizza le allergie di primavera, nonché quali sono le
modalità di diagnosi e trattamento.
Purtroppo la rinite allergica è caratterizzata da sintomi particolarmente
fastidiosi e persistenti, come congestione e prurito nasale, rinorrea (naso che
cola) e starnuti.
Stesso discorso vale per la congiuntivite allergica, che coinvolge
entrambi gli occhi e causa congestione nasale (naso chiuso), prurito agli occhi,
lacrimazione, arrossamento e gonfiore della congiuntiva.
In alcuni casi si possono anche associare asma, otite,
sinusite e disturbi del sonno.
La reazione allergica dura, generalmente, finché non cessa
l’esposizione all’allergene scatenante; nel caso della reazione ai pollini, per
esempio, può durare anche diverse settimane.
Si parla di “allergia intermittente” se i sintomi si
presentano per meno di giorni in una settimana o per meno di quattro settimane
in un anno, mentre viene definita “allergia persistente” quella caratterizzata
da sintomi che persistono per più di 4 giorni in una settimana o per più di un
mese in un anno.
Se i sintomi dell’allergia stagionale, nonostante una
terapia adeguata, non accennano a migliorare nell’arco di un paio di settimane,
è bene rivolgersi al proprio medico.
Per formulare una diagnosi di allergia stagionale è
necessario, in primo luogo, sottoporsi a una scrupolosa visita medica, nel
corso della quale il medico pone una serie di domande al fine di valutare come e
quando si manifestano i sintomi e se c’è familiarità per quanto riguarda le
allergie. La valutazione di sintomatologia e stagionalità è importante per
fornire un primo orientamento diagnostico.
Al fine di confermare la diagnosi – e di individuare l’allergene
responsabile della reazione allergica
– è poi necessario che il paziente si
sottoponga a una serie di test specifici.
Il test di primo livello si chiama “prick test”
e si esegue
sulla pelle. Durante questo esame l’allergologo applica una goccia di ciascun
allergene sulla pelle dell’avambraccio, pungendola delicatamente. La scelta
degli allergeni viene fatta in base a quelli maggiormente presenti nell’area geografica
in cui vive il paziente. La risposta arriva nell’arco di soli 15-20 minuti: nel
caso di reazione allergica a uno o più allergeni nella zona corrispondente compare
un pomfo pruriginoso.
In caso di necessità si può eseguire anche un prelievo ematico
per la ricerca degli anticorpi IgE specifici, ovvero quelli prodotti dalle
cellule del sistema immunitario contro gli allergeni che si sospettano
responsabili della reazione.
Se l’allergologo vuole approfondire ulteriormente poi può prescrivere
altri esami del sangue ancora più raffinati, che possono individuare le IgE
dirette verso le singole componenti molecolari di un singolo allergene.